Tratto da Introduction to Post-Keynesian Economics, di Marc Lavoie, pp. 128-129:
Box 5.4: Una curva di Phillips orizzontale
La curva di Phillips è probabilmente una delle più note relazioni in economia. Tradizionalmente, essa collega il tasso di disoccupazione al tasso d'inflazione dei prezzi o al tasso d'inflazione dei salari. Più di recente, il suo significato è stato esteso per implicare una relazione positiva tra il tasso di utilizzazione della capacità produttiva e il tasso d'inflazione. Nel modello di Duménil e Lévy’s (1999), tale relazione positiva si presume che persista a lungo termine. Gli autori neoclassici solitamente presumono che la relazione positiva persista solo a breve termine, assumendo l'esistenza di una curva verticale di Phillips di lungo periodo al normale tasso di utilizzo (che corrisponde più o meno al tasso naturale di disoccupazione o al tasso di disoccupazione con inflazione stabile - il NAIRU [non-accelerating inflation rate of unemployment]).
La maggior parte dei post-keynesiani respinge il concetto di NAIRU, credendo che, se esiste, non è unicamente determinato dall'offerta e impervio alla domanda aggregata; anzi, i post-keynesiani mostrano persino un certo disagio con la consueta curva di breve periodo di Phillips, come illustrato nella seguente citazione:
Infatti, se è vero che esiste un NAIRU unico, questa è davvero la fine della discussione sulla politica macroeconomica. Al momento si dà il caso che non ci creda e non ci sono prove esista. E sono pronto a esprimere il giudizio di valore secondo cui tassi di inflazione moderatamente più alti sono un prezzo accettabile da pagare per una disoccupazione più bassa. Ma non accetto che sia una conclusione scontata che l'inflazione sarà più alta se la disoccupazione è più bassa.
(Godley, 1983, p. 170)
Un numero sempre crescente di studi empirici mostra ora che la curva di Phillips di breve periodo è non lineare, con un segmento piatto per tassi di crescita, tassi di disoccupazione o tassi di utilizzo della capacità di medio raggio, come illustrato nella Figura 5.3 (Eisner, 1996; Filardo, 1998). Questo intervallo piatto dove l'inflazione tende a rimanere costante, oltre alla letteratura sull'isteresi e l'idea che il NAIRU è attratto verso il livello reale di disoccupazione, come determinato dalla domanda aggregata - conclusione supportata anche da una meta-analisi di lavori empirici (Stanley, 2004) - implica che c'è molto spazio per la gestione della domanda e le politiche di piena occupazione. Mentre la maggior parte delle banche centrali odierne, in particolare la Banca centrale europea, indirizzano l'economia ad operare attorno al tasso di utilizzo um, ritenendo che questo sia l'unico tasso di utilizzo non inflazionistico, le banche centrali dovrebbero avventurarsi a testare le acque, come fece la Federal Reserve per un po', e spingere l'economia più vicino al tasso ufc mostrato in Figura 5.3.
Bibliografia
- Duménil, G. and D. Lévy (1999) ‘Being Keynesian in the short term and classical in the long term: the traverse to classical long-term equilibrium’, The Manchester School, 67(6), 684–716.
- Eisner, R. (1996). ‘The retreat from full employment’, in P. Arestis (ed.), Employment, Economic Growth and the Tyranny of the Market: Essays in Honour of Paul Davidson, vol. 2 (Cheltenham, UK and Brookfield, USA: Edward Elgar), pp. 106–30.
- Filardo, A.J. (1998) ‘New evidence on the output cost of fighting inflation’, Federal Reserve Bank of Kansas City Quarterly Review, 83(3), 33–61.
- Godley, W. (1983) ‘Keynes and the management of real national income and expenditure’, in D. Worswick and J. Trevithick (eds), Keynes and the Modern World (Cambridge: Cambridge University Press), pp. 135–77.
- Stanley, T.D. (2004) ‘Does unemployment hysteresis falsify the natural rate hypothesis? A meta-regression analysis’, Journal of Economic Surveys, 18(4), 589–612.