Ultimo aggiornamento 10 Feb 2018
Partiamo da questo tweet:
Ignorare il nesso fra quelle fondamentali questioni e l'ascesa dell'estrema destra significa avere le idee molto confuse (o essere in mala fede). Procediamo con ordine.
In
Blackshirts and Reds - Rational Fascism and the Overthrow of Communism di Michael Parenti, a pagina IX,
CONTENTS - 1 RATIONAL FASCISM, si può leggere questa azzeccata descrizione dell'essenza del fascismo:
«Fascism historically has been used to secure the interests of large capitalist interests against the demands of popular democracy. Then and now, fascism has made irrational mass appeals in order to secure the rational ends of class domination.»
Ovvero:
Oggi gli interessi del grande capitale finanziario internazionale, contro le richieste della democrazia popolare e —per forza di cose— nazionale, sono difesi dal
PD e i suoi satelliti, come ora deve ammettere anche Fassina (e come
Bagnai spiega da tempo).
La coalizione PD +Europa e frattaglie è nella sostanza liberista ed
ha promesso nuove dosi da cavallo di austerità,
storicamente causa preponderante nell'ascesa di nazismo e fascismo; si leggano ad esempio: a)
Austerity and the rise of the Nazi party, liberamente scaricabile
in formato pdf e b)
The Guardians of Capitalism: International Consensus and the Technocratic Implementation of Austerity, liberamente scaricabile il pdf della versione
working paper col più esplicito titolo
The Guardians of Capitalism: International Consensus and Fascist Technocratic Implementation of Austerity.
Il fascismo è un effetto, la causa è il liberismo; la nostra Costituzione del 1948 è antifascista prima di tutto perché stabilisce dei principi, a cui la politica economica di qualsiasi governo della Repubblica si deve attenere,
contrari al liberismo (non entro qui nella diatriba sulla distinzione liberalismo/liberismo perché non essenziale al discorso).
Le condizioni che oggi permettono al capitale di imporre l'austerità nel nostro Paese sono state create dall'euro e dalle misure che hanno accompagnato la sua adozione (
banca centrale "indipendente", libera circolazione dei capitali, ecc…; cfr.
Il tramonto dell'euro) stabilite da trattati in spregio della nostra Costituzione (cfr.
Euro e (o?) democrazia costituzionale. La convivenza impossibile tra costituzione e trattati europei).
Chi vuole provare a mettere fine alle politiche di austerità (e creare un consenso su un piano di uscita dall'eurozona o di gestione del suo disfacimento, dato che
procedere ad una maggiore integrazione non è possibile e insistere su questa proposta
porterebbe quasi certamente l'estrema destra al potere in Germania) deve farsi eleggere in un partito che a) ha buone possibilità di andare al governo e b) dà chiari segni di voler effettivamente cambiare la politica economica (candidare come indipendente Bagnai per usarlo solo come acchiappa-voti sarebbe un suicidio politico).
Se la Lega avrà la volontà e i numeri per rispettare le promesse elettorali (richiamo alla Costituzione: intervento dello Stato nell'economia a protezione del lavoro, delle pensioni, del risparmio e —di conseguenza— dell'imprenditoria piccola e media) potrebbe smorzare sufficientemente quegli impulsi irrazionali che, come scrive Michael Parenti, hanno storicamente portato parte delle masse a gradire il fascismo,
strumento del capitale, contro
i propri stessi interessi.
A me osservatore esterno, poco addentro nei meccanismi della politica, l'impresa pare ardua e gli esiti niente affatto scontati (perché legati agli equilibri di potere, nella coalizione e all'interno del partito stesso, che si verranno a determinare dopo le elezioni e durante le prime fasi di governo), ma
chi sostiene che si può attendere tranquillamente il corso degli eventi evidentemente se lo può permettere e comunque fa il gioco del nemico (coscientemente o
a sua insaputa non fa una grande differenza).
P.S.: riguardo la
flat tax si legga questo articolo
L’ingiusta progressività dell’Irpef, di cui evidenzio un passaggio di seguito:
«Si dovrebbe invece prendere definitivamente atto che l’Irpef è oggi un’imposta speciale su pochi redditi (lavoro dipendente e pensioni), in particolare su quelli che per loro natura sono poco mobili (rispetto ad esempio ai redditi da capitale) e percepiti al netto dell’imposta (cioè dopo l’esazione dell’imposta da parte del sostituto). Dunque, l’opposizione a riforme che prevedano una riduzione della progressività dell’Irpef dovrebbe essere motivata da argomenti che chiariscano la necessità di mantenere invece un prelievo personale così progressivo sui redditi da lavoro dipendente.
Riteniamo che, sotto un profilo di equità, queste ragioni non ci siano. È proprio la crescente specialità che sta caratterizzando l’Irpef a consigliarne la revisione in direzione di un’area di proporzionalità molto più ampia di quella attuale, anche senza giungere all’estremo di un’aliquota unica.»