martedì 1 marzo 2022

Putin: il globalista moderato… o della miseria intellettuale di certo sovranismo

00:14 yes, actually, there's
00:17 this
00:18 notion to integrate young leaders
00:22 as part of the World Economic Forum since
00:25 many years.
00:26 And I have to say,
00:29 when I mention now names like Mrs
00:32 Merkel,
00:33 even Vladimir Putin, and so on, thery all
00:36 have been Young Global Leaders of the
00:38 World Economic Forum

Sta girando questa intervista a Klaus Schwab e solitamente si sottolinea la parte dove afferma che il WEF "penetra" (parole sue) i governi di diverse nazioni cosiddette occidentali. Qui voglio invece soffermarmi su Putin (anche se non è confermato che sia stato formalmente un Leader Globale per il Domani —predecessore del Giovane Leader Globale— del WEF; però sembra assodato che ha sempre mantenuto buoni rapporti col WEF).

Ho recuperato un suo discorso a Davos nel 2009, all'indomani della crisi finanziaria del 2007/2008. Faccio riferimento alla trascrizione del suo intervento riportata dal Wall Street Journal, Putin Speaks at Davos, in particolare voglio evidenziare questo passaggio:

We must not revert to isolationism and unrestrained economic egotism. The leaders of the world's largest economies agreed during the November 2008 G20 summit not to create barriers hindering global trade and capital flows. Russia shares these principles.

Ovvero:

Non dobbiamo tornare all'isolazionismo e all'egoismo economico sfrenato. Durante il vertice del G20 del novembre 2008, i leader delle maggiori economie mondiali hanno concordato di non creare barriere che ostacolino il commercio globale e i flussi di capitali. La Russia condivide questi principi.

Chiunque abbia compreso che il sovvertimento, avvenuto negli ultimi 40 anni, delle politiche macroeconomiche del dopoguerra (che aveva il controllo del movimento dei capitali come caposaldo) è la causa del ritorno dell'instabilità economica e delle crisi cicliche (chi non lo ha compreso si legga o rilegga Il romanzo di centro e di periferia) non può che storcere il naso di fronte ad un discorso del genere (che è tutto condito di stereotipi, anche se ben temperati, sulle virtù del mercato, della competitività, ecc…). Imabrazza quanto certo sovranismo nostrano (ma anche estero a dire la verità) sia superficiale e facile da manovrare.

Tornando a Putin: l'ipotesi che anch'egli sia marionetta del globalismo spiegherebbe la mossa, che ha lasciato spiazzati diversi analisti non mainstream, di procedere con la guerra in Ucraina; non perché non se ne vedano le ragioni (si legga il precedente post Ucraina, riassunto delle puntate precedenti: 8 anni di guerra) ma perché non si capisce dove voglia andare a parare (e non si può dire che Putin sia uomo impulsivo).

Forse hanno ragione quelli che affermano che questa mossa è comprensibile solo se si inquadra Putin come uno dei loro e di conseguenza la si interpreta come un ulteriore passo verso il great reset. In altre parole questa guerra è solo fumo negli occhi. Non ci resta che rimanere vigili, ma bisognerebbe anche cominciare a pensare a delle alternative a questo baraccone di morte, anziché rimanere in attesa di essere grandemente reimpostati.